Partigiano QUAGLIOTTI SANDRO

QUAGLIOTTI SANDRO nato a Torino (TO) il 22 dicembre 1921

Donata dalla figlia agli studenti della classe terza della scuola secondaria di primo grado.


Estremamente orgogliosa. Fin da piccole mio padre ci insegnava le canzoni dei partigiani e, con grande orgoglio, noi le cantavamo a squarciagola. Poi, crescendo, a scuola abbiamo studiato la storia e nostro padre ci raccontava le cose vissute in prima persona. Già allora erano pochi i bambini della mia età che avessero un padre che avesse fatto la II guerra mondiale, normalmente era il nonno, ma mio nonno aveva fatto la prima! E da qui altre storie!
La voglia di libertà da una situazione politica che in cui non si riconoscevano.
L'impulso di combattere una realtà che non era più quella dei valori del regno
d'Italia
Sì, ne erano a conoscenza e la supportavano. Sono sempre stati dalla parte di mio padre con tutte le difficoltà che comportava avere un figlio sulle montagne e metà della casa requisita dai tedeschi.
Sicuramente la maggior parte delle persone che abitavano nei paesi intorno
supportava i partigiani (cibo, biciclette, dovevano pur arrivare da qualcuno) anche il solo girarsi dall'altra parte quando i ragazzi scendevano a valle.
Mi ricordo di un episodio che ha raccontato mio padre: durante il secondo inverno passato in montagna c'era poco cibo e un giorno lui con i suoi compagni si erano diretti verso una borgata un po' più bassa di Ussolo (dove c'era la base della banda) per cercare del cibo. Avevano trovato una baita con una nonnina e avevano chiesto se per caso avesse del cibo da dare loro:
la signora aveva risposto: "Ho solo patate e formaggio, se volete vi faccio delle raviole!” e cosi fece e loro ringraziando si sono sfamati!
Mi fa sorridere che oggi le raviole siano un cibo da ristorante mentre una volta
erano il cibo dei poveri e dei montanari.
Il nome di battaglia di mio padre era Baffo Grasso. Il nome era in
contrapposizione con un altro partigiano che si chiamava Baffo Triste come
descrive Alberto Travaglini intervistato da Sebastiano Parola in “Epica minima: Partigiani in
val Maira”: “Baffo Grasso, al secolo Sandro
Quagliotti, così chiamato perché non era magro ed in più aveva i baffi... gli si
contrapponeva Renzo Minetto detto Baffo Triste perché aveva anche lui i baffi
ma un aspetto melanconico.”
Mio padre non raccontava mai della guerra e del periodo partigiano: è sempre stato molto schivo su questi argomenti, credo che non volesse rivivere quel periodo che comunque li ha messi davanti a scelte molto difficili.
Solo quando ero già grande, intorno ai 25 anni, mio padre ha portato me e mia
sorella Ottavia (la terza sorella Luisa era ancora piccola) a vedere la frazione
di Ussolo in val Maira dove era di stanza con la banda che lui aiutava a
guidare. La frazione era raggiungibile solo a piedi.
Mi ricordo che la prima impressione era stata di stupore per la quantità di chilometri di strada che lui e gli altri dovevano fare per scendere a valle,
rifornirsi, e poi tornare su!
Prima di tutto la nostra casa in Verzuolo, essendo molto grande, ha subito
suscitato interesse nel comando Tedesco che la voleva requisire : mia
nonna parlava tedesco ed è riuscita a cedere solo metà della casa.
Il primo comandante tedesco che si è stabilito lì era a detta di tutti un gran
“bastardo” e non durò molto in quella zona (credo che sia stato ucciso dai
partigiani molto presto). Il secondo comandante era un ufficiale austriaco che
faceva il veterinario e la mia nonna diceva che era tranquillo… e si faceva i
fatti suoi.
La situazione era rischiosa perché ogni tanto mio padre tornava a casa di notte
per rifornimenti e vedere i famigliari e veniva nascosto nell'"infernotto" in
cantina.
Inoltre anche mio zio Giancarlo, troppo giovane per essere andato in guerra,
dopo l'8 settembre ha raggiunto gli altri in montagna (specializzato in
falsificazione di timbri!).
Due sono gli episodi, il primo avvenuto proprio l'8 settembre:
mio padre era in caserma, era ufficiale di cavalleria, appena rientrato dopo un periodo di convalescenza dopo che gli avevano sparato in Africa.
Annunciano l'armistizio e i tedeschi presenti si preparano a chiudere la caserma e a
deportare i soldati . Era l'ora di pranzo e in quella caserma c'erano dei lavori in corso e le porte erano aperte perché le mogli degli operai portavano loro il pranzo. Una donna ha preso a braccetto mio padre, gli ha messo addosso un cappotto e l'ha
portato fuori come se fosse suo marito, poi gli ha dato una bicicletta e gli ha detto di andare a prendere il treno nel paese vicino e di lasciare la bicicletta alla stazione che sarebbe poi andata a recuperarla lei più tardi. Mio padre è riuscito così a fuggire, raggiungere Verzuolo e poi andare in montagna.
Il secondo episodio invece avviene durante il periodo in montagna.
Lui ed un suo compagno stavano scendendo a valle in bicicletta per fare rifornimento, o portare notizie quando dietro ad una curva si sono trovati davanti una pattuglia tedesca a piedi : sono scappati ma il suo compagno non ce l'ha fatta, quando lui si è fermato si è ritrovato con i pantaloni bucati dai fori delle pallottole!
  • Ricorda i sentimenti che esprimeva mentre raccontava?
Quello che mi ricordo e che dalle sue parole si sentiva l'orgoglio per aver fatto ciò che riteneva giusto. Mi ricordo anche il senso di autodisciplina e rigore che si sentiva nelle sue memorie. Il fatto che raccontasse di andare tutte le mattine a cercare acqua corrente per lavarsi, inverno o estate dà la percezione del bisogno di routine quotidiana che desse un senso al periodo trascorso in condizioni molto precarie.