Partigiano GENRE CARLO

GENRE CARLO nato a Verzuolo (CN) il 17 settembre 1919

Resa dal figlio Ezio ad un rappresentante dell’ANPI per gli studenti delle terze della scuola secondaria di primo grado di verzuolo.


  • Quando avete sentito raccontare per la prima volta dai vostri famigliari dell’esperienza partigiana, cosa avete provato?
Mio padre non ha mai raccontato nulla dell’esperienza partigiana, come gran parte di chi ha fatto la guerra o è stato deportato nei campi si concentramento, preferivano non parlare di esperienze spesso tragiche.
Quello che io ho saputo l’ho sentito raccontare dai colleghi di lavoro di mio padre che lavoravano alla Burgo, ad esempio dal capo del personale dell’azienda sig. Lamberto.

  • Secondo voi in base a quello che vi è stato raccontato, che cosa ha spinto i giovani di allora a scegliere di diventare partigiani?
Allora la leva militare era obbligatoria, dal 2005 in Italia non lo è più. Molti giovani erano militari al momento dello sbandamento dell’esercito l’8 settembre 1943 e per non finire in mano tedesca e deportati in Germania nei campi di lavoro, scelsero di fuggire in montagna con le bande partigiane che si andavano rafforzando. La loro fu una scelta quasi obbligata. La consapevolezza della scelta antifascista, avvenne più tardi nel confronto con i membri ed i commissari politici delle  brigate .
Sinceramente non so perché mio padre diventò partigiano: me lo sono chiesto varie volte, sicuramente fu una scelta antifascista contro il regime.
Lui era un invalido di guerra d’Albania, venne catturato dagli Inglesi e curato della ferita alla mandibola colpita da un proiettile; mio zio Giovanni, anche lui partigiano, era un grande invalido della guerra d’Africa ed aveva una mano lesionata ed inutilizzabile. Loro potevano andare dove volevano, i tedeschi non li fermavano, anzi, li rispettavano; in casa mia a Villanovetta i tedeschi non sono mai entrati. Eppure lui ed i suoi fratelli fecero la scelta consapevole di salire in montagna con i partigiani.

  • I loro genitori seppero subito della loro scelta? La approvavano?
I miei nonni quando seppero della sua scelta  non la approvarono per niente, specialmente mia nonna era molto preoccupata, anche perché tutti i suoi tre figli(mio padre Carlo, i miei zii Giovanni e Giuliano) fecero la scelta di essere partigiani, mentre almeno due potevano tranquillamente restarsene a casa e continuare la loro vita .
  • Quale era il nome di battaglia scelto dal vostro parente e per quale motivo lo avevano scelto?
Il suo nome di battaglia era Guidi che più che un nome sembra un cognome, non so per quale motivo venne chiamato così. I suoi fratelli invece si  chiamavano uno PIERO e l’altro FULMINE.
  • Finita la guerra amavano raccontare o evitavano di ricordare?
Evitavano di raccontare e ricordare, era preminente la voglia di andare avanti per un futuro migliore. Lui è stato mandato alla cartiera di Corsico a controllare la qualità del legname che veniva scortecciato a mano.
  • C’è un episodio, tra quelli raccontati , che le rimase più impresso?
Ho sentito raccontare che avesse partecipato all’azione per far saltare il ponte di Valcurta in Valle Varaita nel 1944,poi quando i tedeschi hanno ripreso il ponte ed occupato la valle, mio padre con i partigiani si sono spostati in valle Po, arrivando a pian del Re. 
Lì c’era una casermetta di finanzieri, a cui i partigiani sequestrarono le armi e munizioni in dotazione.
Ha avuto la croce al merito di guerra in seguito ad azione partigiana, penso per la battaglia nei pressi di Sanfront in bassa valle Po: i tedeschi attaccarono i distaccamenti partigiani dei Garibaldini che cercavano di fermare i tedeschi con imboscate e blocchi stradali, i combattimenti continuarono per vari giorni.
I tedeschi ed i fascisti, man mano che risalivano in valle, per isolare i partigiani, effettuarono azioni di rappresaglia verso le popolazioni locali che li sostenevano ed aiutavano.
Bruciarono molte case e paesi come ad esempio Martiniana. Per questo in valle Po i partigiani non furono molto ben visti.