Testimonianza sul partigiano Cottone Giuseppe nato a Verzuolo (Cn) il 9 marzo 1926
resa dalla figlia Celestina il 30 marzo 2023.

- Qual era il nome di battaglia scelto dai vostri parenti? Per quale motivo lo avevano scelto?
Il nome di battaglia di mio padre era FURIO…
Particolarmente evocativo, anche se io lo ricordo come un uomo dolce, emotivo, che faticava a
portare avanti il discorso se si parlava della guerra.
Noi figli, la sera, lo invitavamo a raccontare, ma presto veniva sopraffatto dai ricordi e il nodo in
gola gli impediva di proseguire…
- Amava raccontarsi o ha faticato perché, come anche i deportati, non si è sentito compreso?
Mio padre non riusciva a parlare della guerra con noi figli, ma con gli amici lo faceva.
Furio sale in Val Varaita, viene catturato a Valmala e finisce a Saluzzo, poi a Torino ed infine a
Bolzano in un campo di smistamento.
Un giorno venne caricato su un camion, sicuramente diretto in un campo di prigionia.
Decise di saltare dal cassone con alcuni compagni di sventura e gli andò bene perché riuscì a sopravvivere alle mitragliate dei suoi carcerieri.
Epico fu il viaggio di ritorno a piedi: di giorno si nascondeva, la notte camminava…
Il 25 aprile si trovava a Brescia, mentre a casa nessuno sapeva di lui.
- Ricorda i sentimenti che esprimeva mentre raccontava?
Mi sembra di poter dire che i ricordi più vivi riguardassero la fame e la paura…
Del resto erano ragazzi o poco più. Ragazzi che, con il loro coraggio, ci hanno regalato la LIBERTA’.