Partigiano Corrado Granzotto

Nato a Castronera (Tv) il 26 ottobre 1924, testimonianza resa dalla figlia Roberta agli studenti delle classi terze scuola secondaria 1° grado Istituto Comprensivo di Verzuolo.

  • Quando avete sentito raccontare per la prima volta dai vostri famigliari dell’esperienza partigiana cosa avete provato?

Non parlava molto dell’esperienza partigiana in famiglia. Ma quando sono venuta a conoscenza della sua storia, ho pensato quanto fosse importante diffonderla.

  • Secondo voi, in base a quello che vi è stato raccontato, che cosa ha spinto i giovani di allora a scegliere di diventare partigiani ?

Lo spirito libero e non voler reiterare l’esperienza di 20 anni di dittatura. Anche chi aveva già un lavoro, come Nino, non ha  esitato a salire in montagna abbandonando tutto.

Mio padre era in possesso di un” congedo illimitato provvisorio” non “assoluto” e lo si sarebbe potuto richiamare sotto le armi. Lavorava alla Burgo e date le sue competenze tecniche , era utile all’azienda  che lavorava per l’esercito a cui doveva garantire la produzione. Si suppone che  l’lng. Burgo, proprietario della cartiera, abbia  trovato un accordo col distretto militare ed il podestà, per trattenerlo e non farlo partire militare. A marzo del ‘44 Nino aveva scioperato una settimana, per “il pane e per la pace”, con altri 945 addetti… e già sentiva il peso della dittatura sul suo destino.

  • I loro genitori  seppero subito della loro scelta ?La approvavano?

I genitori accettarono la scelta della montagna, perché era difficile contrastare una così importante decisione del figlio. Quando lui partì, in Cartiera era subentrato il dott. Dario Morelli, antifascista, che tendeva a coprire le assenze di chi era salito in montagna  in val Po o in Val Varaita con i partigiani.

  • Che rapporto avevano i partigiani con le persone che vivevano nei paesi intorno? Ci sono degli aneddoti che potete raccontarci?

Prima di diventare partigiano, aveva già dimostrato un forte spirito di solidarietà con i compagni di lavoro durante gli scioperi del ‘44. In montagna non avrà sicuramente avuto difficoltà a legare con i suoi nuovi compagni di lotta e neanche con la popolazione locale la cui sorte, nei 20 mesi di lotta partigiana, era condivisa con i ribelli. Essendo di carattere aperto, avrà instaurato un rapporto positivo e costruttivo con i valligiani. Non ha raccontato aneddoti , si sa dell’amicizia col partigiano Carletto (RAZE’) appartenente alla 181esima Brigata Garibaldi.

  • Qual era il nome di battaglia scelto ? Per quale motivo lo avevano scelto ?

Il suo nome di battaglia era Nino. Era una scelta necessaria per rendersi introvabili anagraficamente.

  • Appena finita la guerra che cosa desiderava fare?

Il dopoguerra vede Corrado impegnato nella ricerca di un lavoro: andrà a Torino dove inizierà a lavorare da dipendente presso una grande azienda. Resta  molto legato ad amici ex partigiani, con i quali condivide il pochissimo  a disposizione: la vita in una soffitta e bere un bicchiere di latte per cena.

  • Raccontava spontaneamente o doveva essere sollecitato?

Il suo spirito, benché gioviale, non gli permetteva di raccontare l’esperienza della Resistenza; era portato a guardare avanti, preoccupandosi del futuro della sua giovane famiglia. Non aveva dimenticato il passato in montagna, ne parlava intrattenendo lunghe discussioni con amici fidati.

  • Rispetto all’idea di Resistenza che ci si può fare sui banchi di scuola, com’era quella vera, che coinvolse i vostri familiari?

La scuola insegna la Storia molto approfondita di un lontano passato che non ci tocca… Più difficile è stato aggiornare le nuove generazioni negli anni del dopoguerra parlando di Resistenza e di come si svolse il secondo conflitto mondiale. Del resto per anni si subì ancora un certo influsso della scuola di stampo fascista.

Ma in questi ultimi anni, la scuola si sta aprendo maggiormente e si portano avanti ricerche sugli argomenti e momenti significativi della Resistenza. Rimane comunque la distanza tra la realtà vissuta dai Partigiani e quella che gli studenti possono cercare di immaginare

  • Ricorda i sentimenti che esprimeva mentre raccontava?

Non sempre si parlava di Resistenza. Dissimulava il proprio sentimento in merito.

  • Com’erano i rapporti con le donne partigiane o staffette?

Massimo era il rispetto per le staffette che, rischiavano la vita nel trasportare informazioni ;la loro collaborazione per i partigiani era indispensabile . Se venivano intercettate subivano la tortura, il carcere ed anche la condanna a morte.

  • Com’erano i rapporti con la Chiesa presente sul territorio?

Era di idee molto liberali, rispettava la Chiesa ed i suoi sacerdoti, visto che molti di loro si esponevano alla violenza fascista per difendere i valligiani inermi, pagando con la vita.