Testimonianza sul partigiano Vassallo Settimio nato a (CN) il resa dalla nipote il 14-03-2024 agli studenti delle classi terze scuola secondaria 1° grado. Fratello del partigiano Giacomo Vassallo (vedasi testimonianza)
- Quando avete sentito raccontare per la prima volta dai vostri famigliari dell’esperienza partigiana, cosa avete provato?
La prima volta che sentii parlare dell'esperienza partigiana provai subito molta curiosità, ma anche tristezza nel sentire il racconto di quelle drammatiche vicende.

- Secondo voi e in base a quello che vi è stato raccontato, che cosa ha spinto i giovani di allora a scegliere di diventare partigiani?
Sicuramente il desiderio di autodeterminarsi, di poter vivere il futuro nel nome dell’uguaglianza e della libertà. La scelta di mio zio fu probabilmente anche condizionata dal fatto che aveva amici ebrei a Saluzzo, che perse durante le deportazioni.
- A cosa fu dovuta la loro spinta antifascista?
La loro spinta antifascista era dovuta perlopiù ai soprusi che le persone subivano in quegli anni e quindi le azioni di resistenza erano dettate soprattutto da spinte morali e da un profondo senso di giustizia.
- I loro Genitori seppero subito della loro scelta? La approvavano?
Mio zio era stato arruolato nell'esercito e decise di disertare ed unirsi ai partigiani, quindi la madre venne subito a conoscenza della sua scelta. Sicuramente era difficile accettare questa scelta, ma in quel momento era la cosa giusta da fare.
- Che rapporto avevano i partigiani con le persone che vivevano nei paesi qui intorno? Ci sono degli aneddoti che potete raccontarci?
C'erano persone che aiutavano i partigiani portandogli cibo e vestiti, ma c’erano anche quelli che li denunciavano per ricevere una ricompensa economica.
Mio zio venne arrestato a Saluzzo e portato a Cuneo, in viale Angeli per essere fucilato; i tedeschi li fecero mettere in fila e sceglievano il decimo della fila da ammazzare. Poco tempo fa sono venuta a conoscenza del fatto che prese il posto di un ragazzo vicino a lui perché aveva saputo che era sposato ed in attesa di un figlio. Sono venuta a sapere di questa circostanza dal figlio di questo signore che fino a che rimase in vita, si faceva portare dove c'è la lapide che ricorda mio zio.
- Qual era il nome di battaglia scelto dai vostri parenti? Per quale motivo lo avevano scelto?
Mio zio scelse come nome di battaglia “Bill” ma non ho mai saputo il perché, essendo stato imprigionato e successivamente fucilato.
- Appena finita la guerra, che cosa desideravano fare?
Purtroppo non so cosa desiderasse mio zio, penso un mondo migliore e più giusto perché questi sono i principi che lo avevano spinto a fare il partigiano.
- Rispetto all’idea di Resistenza che ci si può fare sui banchi di scuola, com’era quella vera, che coinvolse i vostri familiari?
Era molto dura non poter avere notizie dei propri figli e poi c’era il rischio da parte dei familiari, che già erano angosciati e spaventati, di essere scoperti e avere conseguenze più gravi.
- C’è un episodio, tra quelli raccontati, che le rimase più impresso?
Il trasferimento di mio zio a Cuneo per essere fucilato. La madre lo poté vedere da lontano senza sapere che era l'ultima volta che lo vedeva.
- Com’erano i rapporti con le donne partigiane o staffette?
Le donne hanno avuto un ruolo importantissimo, riuscivano a mantenere la comunicazione tra i diversi gruppi di partigiani. Erano molto apprezzate e ammirate da tutti.
- Com’erano i rapporti con la Chiesa presente sul territorio?
La chiesa ebbe un ruolo fondamentale nella storia della nostra famiglia.