Testimonianza sul partigiano Sanino Giovanni (Nilo) nato a Saluzzo (Cn) il 18-04-1927 resa dal figlio Giancarlo all’A.N.P.I. per gli studenti delle terze scuola secondaria 1° grado.
- Quando avete sentito raccontare per la prima volta dai vostri famigliari dell’esperienza partigiana, cosa avete provato?
Eravamo bambini, mio padre diceva sempre che avevano patito la fame e la sete e che avevano fatto lunghe camminate in montagna, tra le vallate, per scappare e sfuggire alla cattura da parte de soldati fascisti e tedeschi.
- Qual era il nome di battaglia scelto da vostro padre? Per quale motivo lo avevano scelto?
Il suo nome di battaglia era "Nilo", ma non conosco il motivo di questo nomignolo.

- Secondo voi e in base a quello che vi è stato raccontato, che cosa ha spinto i giovani di allora a scegliere di diventare partigiani?
Sicuramente il rifiuto della sopraffazione e la mancanza di ogni libertà abolite dal fascismo e dall’occupazione tedesca.
- Raccontava spontaneamente o doveva essere sollecitato? C’è un episodio, tra quelli raccontati, che le rimase più impresso?
Mio padre prima di diventare partigiano, essendo un ragazzino di appena 17 anni, faceva la staffetta e lavorava alla cartiera Burgo. Essendo molto giovane, non dava nell’occhio e passava quasi inosservato.
Un giorno però, era appena arrivato a Villanovetta (frazione di Verzuolo), ci fu un rastrellamento e venne catturato.
Gli chiesero cosa facesse e dove andasse: gli avevano anche messo un cappio al collo e gli facevano traballare una sedia, su cui aveva dovuto salire, sotto i piedi e continuavano ad interrogarlo spaventandolo e dicendogli che i nomi lui li sapeva ( si riferivano di certo ai nomi dei partigiani).
Lui continuava a ripetere che lavorava in Cartiera Burgo e faceva finta di non capire le altre domande.
Aveva con sé un foglio di riconoscimento per le brigate partigiane, fortunatamente non lo trovarono, altrimenti il cappio al collo glielo avrebbero stretto.
Per fortuna giunse di corsa da Verzuolo un suo compagno di lavoro con dei documenti che confermavano che effettivamente lui era un dipendente della cartiera. E così ebbe salva la vita.
Poi salì in montagna e fece parte, come partigiano combattente, della 18^ brigata Garibaldi dall’ottobre del 1944 a giugno del 1945.
- Com’erano i rapporti con le donne partigiane o staffette?
Lui giovanissimo fece la staffetta partigiana, rischiava ogni volta che si spostava tra un luogo ed un altro portando messaggi o ordini, sicuramente venne in contatto con donne staffette partigiane.
- I loro genitori seppero subito della sua scelta? La approvavano?
Io non so se i suoi genitori approvavano la sua scelta di fare il partigiano, della guerra ne parlavano poco.
- Che rapporto avevano i partigiani con le persone che vivevano nei paesi qui intorno?
Diceva che, come in tutte le guerre, c'erano stati molti che si erano comportati in modo corretto, specialmente verso la popolazione locale ed altri che avevano commesso fatti riprovevoli e per questo qualcuno guardava i partigiani non sempre con occhio benevolo.
Lui diceva di essersi sempre comportato in modo corretto ed in effetti poteva andare da qualsiasi parte a testa alta e nessuno dei civili gli ha mai rimproverato nulla.
- Appena finita la guerra, che cosa desiderava fare?
Tornare a lavorare alla cartiera e la Burgo, nonostante la lunga assenza, il posto glielo aveva mantenuto.
- Amava raccontare o ha faticato perché, come anche i deportati, non si sentiva compreso? Raccontava spontaneamente o doveva essere sollecitato?
Parlava della guerra, ma non entrava mai nei particolari. Quando stava seduto a tavola a mangiare, diceva spesso "Pensa se avessimo avuto tutto ciò in montagna…"! Ricordava di aver patito tanto la fame, ma del resto non parlava.
- Ricorda i sentimenti che esprimeva mentre raccontava?
Il fatto successo a Villanovetta lo aveva segnato per tutta la vita.
Parlava del periodo partigiano, in occasione delle celebrazioni per il 25 aprile o quelle volte quando si recò a commemorare i partigiani uccisi a Valmala.
- Avete ancora oggi materiali fotografici o documenti che testimonino l’attività partigiana?
C’è la scheda che attesta il periodo trascorso in montagna come partigiano.