Testimonianza sul partigiano Giuseppe Margaria nato a Verzuolo il 12/06/1921, resa dal genero Maurizio Berra all’A.N.P.I. per gli studenti delle classi terze scuola secondaria 1° grado
- Secondo voi e in base a quello che vi è stato raccontato, che cosa ha spinto i giovani di allora a scegliere di diventare partigiani?
Giuseppe Margaria (per noi tutti Beppe) era un giovane come tanti altri che come lui hanno fatto una scelta impegnativa: quella di essere all’opposizione di di lottare per un momento migliore, per la libertà del proprio paese rischiando la propria vita.
- Qual era il nome di battaglia scelto da vostri parenti ?
- Per quale motivo lo avevano scelto ?
Entrò a far parte della 181^ Brigata Garibaldi che operava in Valle Varaita, furono 20 mesi di fatiche e rischi, passati nella convinzione di essere dalla parte giusta, il suo nome di battaglia era ROBESTI (vedi scheda), non sappiamo perché scelse questo nome.

- Amava raccontarsi o ha faticato perché, come anche i deportati, non si sentivano compresi?
Della sua Resistenza non ha mai raccontato fatti e situazioni specifiche; forse per dispiacere, rimpianti, voglia di dimenticare? Però ha sempre partecipato alle iniziative dell’A.N.P.I. ad esempio alle commemorazioni del 25 aprile e andava con Lelio Peirano alle riunioni del comitato antifascista comunale.
- Rispetto all’idea di Resistenza che ci si può fare sui banchi di scuola, com’era quella vera, che coinvolse i vostri familiari?
Furono mesi di paura, di fatica e di dolore quando si perdevano i propri amici e compagni di battaglia. Studiando la storia della Resistenza sui libri non ci si può rendere conto delle difficoltà a cui sono andati incontro i giovani che fecero la scelta di diventare partigiani. Pensate all’inverno sulle nostre montagne, alla difficoltà di trovare un rifugio sicuro, del cibo…

- C’è un episodio, tra quelli raccontati, che le rimase più impresso?
Appena finita la guerra Beppe ritrovò una pistola dimenticata. Era ormai il tempo della ripresa favorevole e del lavoro, non più guerra ma sviluppo di un Paese che era uscito in ginocchio da quel periodo terribile.
Quel reperto era un peso inutile, lui trovò modo di “tombarla” per sempre.
Quell’atto segnò la conclusione di una stagione e l’inizio del futuro. Era seppellire il negativo di quei venti mesi, conservando l’orgoglio della partecipazione.
Una partecipazione che divenne consapevolezza e portò a quella primavera del 1945 che vide, insieme alla rinascita della natura, anche quella dell’Italia che diventò una repubblica libera e democratica, per merito di giovani che si esposero con coraggio.

- Possedete dei documenti, delle fotografie e altri materiali che testimoniano il periodo della Resistenza e della fine della guerra?
Quelli che vedete qui inseriti.