BOERO ANGELO nato a Verzuolo (CN)
Donata dalla figlia Michela agli studenti della classe terza della scuola secondaria di primo grado.
Boero Angelo nella foto qui sopra era il secondo in alto partendo da sinistra.
- Secondo voi e in base a quello che vi è stato raccontato, che cosa ha spinto i giovani di allora a scegliere di diventare partigiani?
Secondo me è quasi stata una reazione naturale che andava nel senso della democrazia, siccome era anche un periodo difficile da decifrare.
- Amavano raccontarsi o hanno faticato perché, come anche i deportati, non si sono sentiti compresi?
Non ne parlavano moltissimo, soprattutto perché erano dei giovani che avevano appena passato un periodo molto doloroso. Perciò per loro è stato molto difficile parlare nell’immediatezza. Andando avanti però hanno sentito il forte bisogno di testimoniare, anche se sicuramente il dolore continuava a esserci.

- Rispetto all’idea di Resistenza che ci si può fare sui banchi di scuola, com’era quella vera, che coinvolse i vostri familiari?
Mio padre nasce nel 1922 quindi proprio con il fascismo, di conseguenza i suoi primi anni di vita sono coincisi con esso. In questi anni il fascismo ha tentato di mettere le mani in un posto molto importante, ovvero la scuola. Questo accadde perché ovviamente per un regime totalitario che voleva creare quello che ha creato i giovani erano molto importanti e perciò questo ha coinvolto anche mio padre.
- Com’erano i rapporti con la Chiesa presente sul territorio?
Mio padre era estremamente religioso e soprattutto nei suoi ultimi anni di vita ripeteva sempre che il rispetto per gli altri è fondamentale. Questo suo essere molto religioso ha avuto poi anche peso sulle sue scelte. Ovviamente non tutti i partigiani condividevano le stesse idee religiose. Inoltre mio padre mi raccontava sempre che, essendo stato un grande amico di Lelio Peirano, ci teneva tantissimo a fargli dire una messa prima della sua morte.