Partigiano BERARDO RICCARDO

BERARDO RICCARDO nato a Verzuolo (CN) il 7 Luglio del 1926

Resa dalle figlie Annamaria e Celestina agli studenti della classi terze della scuola secondaria di primo grado.


  • Secondo voi e in base a quello che vi è stato raccontato, che cosa ha spinto i giovani di allora a scegliere di diventare partigiani?
Riccardo non è salito in montagna, ma ha sempre collaborato rimanendo in zona.
Era un ragazzino e l’hanno spesso “usato” perché, data la giovane età, passava inosservato.
Nascose armi nel granaio di casa per poi portarle a chi doveva difendersi.
  • A cosa fu dovuta la sua spinta antifascista?
Mio padre divenne antifascista perché amava la libertà. 
Amava ripetere: “Non ho mai sparato un colpo in vita mia, ma sono orgoglioso di ciò che ho fatto perché l’ho fatto per la libertà”.

  • Qual era il nome di battaglia scelto dai vostri parenti? Per quale motivo lo avevano scelto?
Il nome di battaglia di mio padre era FURIO. 
Particolarmente evocativo, anche se io lo ricordo come un uomo dolce, emotivo, che faticava a portare avanti il discorso se si parlava della guerra.
Noi figli, la sera, lo invitavamo a raccontare, ma presto veniva sopraffatto dai ricordi e il nodo in gola gli impediva di proseguire…

  • Amava raccontarsi o ha faticato perché, come anche i deportati, non si è sentito compreso?
Mio padre non riusciva a parlare della guerra con noi figli, ma con gli amici lo faceva.
Furio sale in Val Varaita, viene catturato a Valmala e finisce a Saluzzo, a Torino ed infine a Bolzano in un campo di smistamento.
Un giorno venne caricato su un camion, sicuramente diretto in un campo di prigionia.
Decise di saltare dal cassone con alcuni compagni di sventura e gli andò bene perché riuscì a sopravvivere alle mitragliate dei suoi carcerieri.
Epico fu il viaggio di ritorno a piedi: di giorno si nascondeva, la notte camminava…
Il 25 aprile si trovava a Brescia, mentre a casa nessuno sapeva di lui.

  • C’è un episodio, tra quelli raccontati, che le rimase più impresso?
La Burgo era sede del Comando tedesco. Una sera lui ed alcuni compagni andarono e rubarono i materassi dai letti mentre i tedeschi, impegnati in un festino, ballavano.
Non fu un furto, ma un’azione di disturbo. Sicuramente molto rischiosa, anche perché i tedeschi reagivano con rappresaglie pesantissime, tristemente famose…
  • Ricorda i sentimenti che esprimeva mentre raccontava?
Mi sembra di poter dire che i ricordi più vivi riguardassero la fame e la paura…
Del resto erano ragazzi o poco più. Ragazzi che, con il loro coraggio, ci hanno regalato la LIBERTÀ.